LO STATO BIZANTINO

di
SILVIA RONCHEY

Michele E. Puglia


Silvia Ronchey ha dedicato questo libro (pubblicato da Einaudi nel 2002) al suo maestro Alexander Kazhdan, col quale la studiosa e scrittrice, a Dumbarton Oaks, aveva iniziato i suoi seminari (1986), che costituirono il banco di prova della collaborazione con lo scrittore russo, ed avevano dato come primo frutto il volume su "L'Aristocrazia bizantina" (per i tipi di Sellerio con due edizioni 97-99) (1).
Dividendosi i compiti, per quelli che sarebbero stati i successivi lavori sullo stato bizantino, Kazhdan si era riservato di trattare la struttura giuridico-amministrativa dello Stato, mentre la Ronchey avrebbe curato tutto il resto, cioè quei risvolti politici, economici e sociali, che costituiscono la materia del libro.
Khazdan era deceduto (1997) nel pieno dei suoi studi. Da un articolo della Ronchey di quell'anno, sappiamo che Kazhdan stava preparando una pubblicazione sulla letteratura bizantina, di cui erano stati completati due volumi. Non sappiamo se avesse già preparato il materiale per il libro o i libri che ne sarebbero derivati, scritti in inglese (dei quali però, in Italia, non risultano traduzioni).
Kazhdan era un fuoriuscito dell'URSS, dov'era stato schedato come <cosmopolita>, vale a dire <ebreo> e come tale perseguitato prima da Stalin e poi da Breznev.
In questo periodo ('79), si era trasferito a Washington (Durbanton Oaks), <al centro dell'immensa tela, formata dalla più grande biblioteca bizantina del mondo>.
La totale immersione negli studi non farà comunque dimenticare a Kazhdan la sua patria, perché egli, pur in quell'oasi, come fuoriuscito, si sentiva <come un cadavere al quale continuano a crescere unghie e capelli>.

Come scrive Peter Shreiner nella presentazione del libro, la natura unitaria dell'Europa non è comprensibile senza riferirsi alle radici. Queste radici affondano nell'Impero bizantino, del quale facevano parte i territori di quei paesi, che ora stanno formando la Nuova Europa. Per la comprensione delle attuali problematiche, chiarisce Shreiner, è indispensabile la conoscenza della storia della mentalità del Millennio bizantino.
La produzione scientifica, prosegue Shreiner, da quando la bizantinistica si è affermata (da oltre cento anni) come materia autonoma, ha prodotto una sconfinata produzione bibliografica nella varie lingue germaniche, romanze e slave, che non hanno consentito l'accesso e lo studio, se non a pochi studiosi. Lo stesso greco (antico), in cui sono redatti la maggior parte dei testi, che forniscono informazioni su Bisanzio, costituisce una vera e propria barriera linguistica.
Molti, ci dice Shreiner, sono i libri divulgativi usciti in questi ultimi anni e, rispetto a questi, egli sottolinea, la strada intrapresa da S. R. <è quella di essersi indirizzata al ruolo della vicenda e del pensiero politico di Bisanzio, nella storia dell'idea di Stato, elaborato dalla cultura occidentale>.
L'Autrice (che insegna attualmente all'università di Siena) spiega che il libro è nato innanzitutto come manuale per l'insegnamento didattico. In funzione della molteplicità d'uso del testo (studenti con percorsi di studi differenziati che vanno dalla filologia classica alla letteratura moderna, storia dell'arte, archeologia, beni culturali, archivistica, storia antica, medievale, moderna e contemporanea) la materia è stata sviluppata in maniera modulare, per fornire una soluzione pluridisciplinare e trasversale a studenti e docenti.
In questo libro S. R. ha concentrato anni di studio e d'insegnamento. La materia trattata, come sanno tutti coloro che le si sono avvicinati, è ostica ma nello stesso tempo stimolante e intrigante, e suscita sempre vivo interesse e curiosità (come stiamo rilevando dagli articoli sui Mille anni dell'impero bizantino in questa Rivista). Per quanto si possa scriverne, da qualunque parte la si prenda, essa offre sempre nuovi spunti e prospettive, e questo libro dimostra che la materia, anche se di libri ne sono stati scritti a centinaia, non è per nulla esaurita, sempre suscettibile di nuove chiavi di lettura, con un positivo riscontro da parte dei numerosissimi ed affascinati lettori.
S. R. percorre la storia del pensiero e dell'organizzazione dello Stato bizantino, alla base degli sviluppi dell'Europa, che attualmente sta inglobando nell'Unione Europea proprio quei Paesi dell'Est, che, in buona parte, facevano parte dell'impero romano prima e bizantino dopo.
L'autrice considera il libro come una breve introduzione al fenomeno statale bizantino e alla sua peculiare posizione nella storia della politica delle idee, e ci porta, passo dopo passo, attraverso un sottile studio esegetico alla maturazione dell'idea autocentrica, che dagli imperatori bizantini sfocerà nell'assolutismo del re Sole.
Il testo scritto, riscritto, vagliato, meditato è il risultato di un decennio di lavoro, collaborazione e stretto rapporto tra maestro e allieva, <non sempre facile> ci dice la Ronchey, <per il carattere del Maestro> (ed anche, aggiungiamo noi, per la personalità dell'allieva*), <frutto di lunghe ed animate discussioni con Kazhdan, che annotava continuamente nel manoscritto: "interesting, although I disagree-interessante sebbene non sia d'accordo">.
Alla fine è venuto fuori un testo ricco ed appagante, che costituisce un punto di riferimento nel campo degli studi bizantini, che in Italia ha avuto pochi, se non pochissimi, grandi nomi e dove purtroppo gli studi non sono stati condotti in maniera sistematica come in Francia, Germania, Inghilterra e nell'area slava.
Il saggio, concentrato in sole 178 pagine, anche se è indirizzato a docenti e discenti, costituisce una fonte di sapere e di piacere per l'intelletto, anche per le persone colte o, se si vuole, che si compiacciono di sentirsi colte.
Il libro è diviso in tre parti. Nella prima troviamo un breve profilo del millennio bizantino dal periodo buio al periodo d'oro (seconda metà del sec. IX, seconda metà del sec. XI), seguito dalla storia dell'impero dominata dal conflitto, che divise i governanti, tra la necessità di una gravitazione orientale e la tentazione illuminata, ma perdente, di occidentalizzarsi. Ogni qualvolta era prevalsa quest'ultima tentazione, scrive S.R., l'impero pagò la sua scelta con una crisi d'identità geopolitica. In ciò si può scorgere una somiglianza con la successiva storia della signoria russa della Terza Roma, erede naturale ed in parte geografica dell'impero bizantino.
Nella seconda: L'evoluzione. Incontriamo, nel primo capitolo, una cronistoria politico-ideologica dello Stato bizantino da Costantino agli iconoclasti, che prosegue (nel secondo capitolo) da Fozio ai Paleologhi.
Questo capitolo termina col richiamo all'eredità religiosa e ideologica bizantina, che si trasmise alla Rus' (Russia) e al futuro impero degli zar, il quale si sentirà erede della Terza Roma attraverso il matrimonio di Zoe Paleologo con Ivan III (che tratteremo nella P. III degli articoli dedicati all'Europa verso la fine del medioevo) e che si perpetuò poi nell'impero multietnico sovietico di Stalin.
In proposito ricordiamo che l'idea dello statalismo <socialista> bizantino aveva avuto i suoi entusiastici seguaci, negli scrittori marxisti (che indicheremo nel citato articolo).
Nella parte terza: L'oltrevita. Un profilo di storia della storiografia su Bisanzio da Tillemont alle Annales.
L'argomento del primo capitolo è quello dell'idea dello Stato dall'assolutismo francese alla monarchia prussiana, in cui è rimarcato che nel mondo medievale, alla base dell'egemonia di Bisanzio sui regni barbarici, non fu tanto la supremazia militare o quella economica a prevalere quanto la supremazia ideologica, rappresentata innanzitutto dal diritto.
Nel secondo, infine, dal positivismo alla scuola economico-sociale, si passa all'esame del secondo grande impulso che gli studi bizantini avevano avuto nella Germania della <nuova era> prussiana, dopo quelli che si erano avuti nello stato assoluto di Luigi XIV.
Il libro non termina qui.
Seguono ben cinquanta pagine di <bibliografia ragionata> che sono una vera e propria orgia bibliografica, degne della Bibliografia della voce "Bizantina" (Civiltà) della gloriosissima Treccani.
Nella bibliografia, si è tenuta distinta una prima parte che riguarda i manuali, opere introduttive e strumenti, in cui sono indicate le opere generali e fondamentali di storia bizantina, ed una seconda "ragionata", che, anche se l'A. ritiene di non considerare di carattere enciclopedico ed esaustivo, ne ha ambedue i crismi.
Con inizio dal periodo proto-bizantino, si va da quello medio del VII e IX sec. in poi.
Peccato che, in quel <mare magnum> di bibliografia, i pochi testi italiani denotino lo scarso interesse degli studi condotti nella bizantinistica in Italia, che avrebbe dovuto averne in grado maggiore rispetto ad altri paesi, sia perché per una buona metà era stata anch'essa bizantina, sia perché dall'Umanesimo in poi hanno avuto grande impulso gli studi del greco.
E non vi soccorrono neanche le traduzioni, verso le quali gli Editori sono stati sempre molto parchi mostrando scarso interesse per questa materia, pur essendovi richiesta da parte dei lettori, come dimostra l'esaurimento dei pochissimi libri in commercio (ci riferiamo sia a quelli della Ronchey, che a quelli pubblicati dalla Fondazione Valla e al "De cerimoniis" di Costantino Porfirogenito, pubblicato nella piccola e preziosa Collana di Sellerio).
Per concludere sullo <Stato bizantino>, se ci è consentito fare un paragone con gli articoli che stiamo pubblicando nella Rivista, noi ne stiamo descrivendo il corpo, Silvia Ronchey con il suo saggio ci ha dato la descrizione dell'anima.
L'unico appunto che possiamo muovere è all'Editore, che, vista la materia trattata, avrebbe dovuto conferire al libro una miglior veste editoriale.

1) In questo libro si era posto il problema della italianizzazione dei nomi, proposta dalla Ronchey ed accettata da tutti gli studiosi della materia, adottata nella storia di Niceta Coniata <Grandezza e catastrofe di Bisanzio>, traduzione di Anna Pontani, pubblicata dalla Fondazione Valla, che ci ha centellinato i primi due volumi (94 e 99) e ci sta facendo soffrire per la pubblicazione del terzo (ed ultimo). Per lo stesso Editore è stata Silvia Ronchey a curare la traduzione della <Cronaca degli Imperatori di Bisanzio> di Michele Psello.
*) Ricordiamo che in base alle aspettative paterne gli studi, che da giovane Silvia Ronchey avrebbe dovuto intraprendere, avrebbero dovuto seguire altri percorsi, e la Ronchey per suo conto aveva scelto lo studio del greco antico, l'ultima materia che il padre avrebbe mai pensato di desiderare per la figlia.

 

FINE

Inizio pagina     Indice